Corso OFIS 2007-2008
Corso OFIS
Operatore Edile -II Annualità 2007/2008
RELAZIONE FINALE
Campagna di scavo – Sito Archeologico Castello di Piombinara -Colleferro (Roma)
Visita
Centri storici di Colleferro, Arcinazzo (RM), Piglio (Fr) Abbazia di Montecassino (Fr)
31 MARZO/ 4 APRILE 2008
Programma
Lunedì 31 marzo 2008
Ore 9,30 – Partenza Istituto
Ore 12,00 – Arrivo Colleferro – Sistemazione nell’Ostello “Club House”
Ore 13,00 – Pranzo presso il Ristorante “la Roccia”-Contrada Peschiera- Gavignano (Roma)
Ore 15,00 – Visita Antiquarium di Colleferro-
Incontro con il Direttore dell’Antiquarium, dott.Angelo Luttazzi
e con l’Assessora ai Beni Culturali, prof.ssa Graziana Mazzoli
Visita laboratori Restauro
Ore 18,30 – Breifing
Ore 20,00 – Cena e passeggiata per Centro storico di Colleferro
Martedì 1 aprile 2008
Ore 6,30 – Sveglia
Ore 8,20 – Inizio Campagna Scavi- Sito archeologico del Castello di Piombinara
Ore 11,00/11,15 break
Ore 12,30/13,30 - Pausa pranzo
Ore 16,30 – Ritorno in Ostello
Ore 18,00 – Briefing- Attività didattica
Ore 20,00 – Cena
Mercoledì 2 aprile 2008
Ore 6,30 – Sveglia
Ore 8,30 – Attività Campagna Scavi- Sito archeologico del Castello di Piombinara
Ore 11,00/11,15 break
Ore 12,30/13,30 - Pausa pranzo
Ore 16,30 – Ritorno in Ostello
Ore 18,30 – Didattica
Ore 20,00 – Cena – Bibita al Club House
Giovedì 3 aprile 2008
Ore 6,30 – Sveglia
Ore 8,30 – Visita guidata “Villa di Traiano”- Arcinazzo Romano (RM)
Ore 12,00/13,00 – Colazione
Ore 13,30 – Breifing
Ore 14,30 – Campagna Scavi – Sito archeologico del Castello di Piombinara – Arrivo del Preside
Ore 16,30 – Ritorno in Ostello
Ore 20,00 – Cena
Venerdì 4 aprile 2008
Ore 6,30 – Sveglia
Ore 8,30 – Campagna Scavi- Sito archeologico del Castello di Piombinara
Ore 11,00/11,15 break
Ore 12,30 – Partenza da Colleferro per Cassino (RM)
Ore 14,30 – Pranzo GH “Pavone”
Ore 15,30 – Visita Monastero di Montecassino
Ore 17,00 – Partenza per Marigliano (Villa Comunale)
Elenco Alunni II C Geo
1.Addeo Valentina
2.Angiolino Francesco
3.Autiero Raffaele
4.Barbato Sebastiano
5.Buonuomo Luigi
6.Caliendo Raffaele
7.Cosentino Alessandro
8.Costanzo Lorenzo
9.Danese Antonio – Ha rinunciato
10.Esposito Antonio- Ha rinunciato
11.Fiengo Pasquale
12.Fornaro Pasquale
13.Frezza Francesco
14.Iannelli Vincenzo
15.Molaro Francesco
16.Nappi Michela
17.Precetto Antonio
18.Pulente Vittorio
19.Rea Carla
20.Ruggiero Assunta Antonietta
21.Ruggiero Guido
22.Scognamiglio Michele
23.Terracciano Guglielmo
24.Turboli Giovanni
25.Venuso Alessio
Docenti accompagnatori:
1.Prof. Giuseppe Buonfiglio
2.Prof. ssa Carmen Longo
1.Autista
Aspetti organizzativi e di progettazione
La proposta della “Campagna di scavi” è giunta a metà novembre ed il viaggio viene previsto in fase di programmazione iniziale.
Pertanto, valutata positivamente dal Consiglio di Classe di IIC Geo questa opportunità e preso atto del parere positivo dei genitori – Rappresentanti di classe, se ne è discusso in più occasioni, con gli alunni in classe, che hanno dato il loro consenso. Vi sono stati vari incontri anche con i genitori, poco prima della partenza, per concordare insieme ulteriori dettagli e per condividerne gli indirizzi.
Va detto che fin dall’inizio le famiglie hanno risposto con entusiasmo e viva partecipazione, comprendendo appieno la validità didattica della proposta.
La collaborazione e il dialogo tra la scuola e le famiglie sono risultati fondamentali per la buona riuscita dell’esperienza. La classe ha aderito nella sua quasi totalità; quattro alunni, per motivi vari, hanno rinunciato.
In classe, nelle settimane precedenti la partenza, è stata svolta una breve unità di apprendimento per preparare i ragazzi alle attività che avrebbero dovuto affrontare.
RELAZIONE FINALE
Introduzione
La classe IIC Geo è inserita in un percorso sperimentale innovativo che permetterà al terzo anno di ottenere la qualifica di operatore edile di cantiere nel settore del recupero e del restauro oltre alla possibilità di proseguire gli studi fino al diploma di geometra.
Per poter raggiungere questa qualifica, gli alunni affronteranno tutte le materie curriculari, tipiche dei geometri ma approfondiranno le nozioni sui materiali costitutivi di un bene culturale nel rispetto dei principi della conservazione, della collocazione storica e temporale dell’opera.
In questo contesto si inserisce la visita di istruzione a Colleferro e al basso Lazio, che propone un percorso didattico -professionale finalizzato all’acquisizione sul campo di conoscenze necessarie per la conduzione di uno scavo archeologico (sito archeologico del castello di Piombinara) di un cantiere per la conservazione dei monumenti in pietra (Villa Traiano di Arcinazzo; i centri storici di Arcinazzo, Piglio e Colleferro; l’Abbazia di Montecassino).L’attività ha avuto inizio il 31 Marzo e si è chiusa il 4 aprile 2008.
1. Campagna di scavi presso il sito archeologico di Piombinara (Colleferrro)
Gli studenti, accompagnati dai professori Giuseppe Buonfiglio e Carmen Longo, e sotto la supervisione dall’archeologo Tiziano Cinti e della paleontologa Rosaria Olevano (società “Il Betilo”, servizi per i beni culturali), incaricati dall’Antiquarium e dal Comune di Colleferro, hanno risposto e partecipato all’iniziativa con grande entusiasmo, appassionandosi alle piccole e grandi scoperte di reperti e acquisendo sul campo conoscenze preziose.
L’esperienza è stata assolutamente positiva e molto gradita dagli studenti che si sono sentiti protagonisti di un progetto importante e significativo.
Il Castello di Piombinara, in parte riportato alla luce dallo scavo, si estende su una superficie molto estesa che, nei pressi di Colleferro, costeggia per un buon tratto l’Autostrada A1 in direzione di Anagni.
Si tratta di un insediamento medievale che testimonia l’importanza del castello come punto d’incontro delle vie di comunicazione e di commercio.
Gli studenti hanno partecipato a tutte le attività: da quella puramente manuale di scavo con pale, picconi e carriole, a quella di classificazione dei reperti e manufatti.
Nel corso della campagna di scavo sono state evidenziate alcune strutture che contribuiscono a delineare la topografia all’interno del castello di Piombinara; è stato anche possibile mettere in luce un poderoso muro che divideva il palazzo dalla chiesa.
Grande soddisfazione ha riservato poi un secondo saggio di indagine, aperto a ridosso della porta sud del mastio, nella cripta della chiesa, dove sono stati rinvenuti tre scheletri (dei quali uno appartenente ad un preadolescente); questi rinvenimenti hanno messo in discussione le indagini fino ad oggi condotte dalla società “Il Betilo”, ma, soprattutto, hanno accresciuto nei nostri ragazzi, l’interesse per l’archeologia e per i beni culturali.
Numerose, inoltre, le testimonianze ceramiche, costituite da maioliche, graffite ed invetriate, ma anche reperti a carattere numismatico o peculiari, come chiavi e puntali di quadrelli per balestra.
Tutti gli studenti sperano che nella prossima primavera la campagna di scavi possa riprendere e che sia richiesta di nuovo la loro partecipazione per prolungare un’esperienza piacevole e appassionante.
La risposta della classe al percorso proposto è da considerarsi positiva; oltre al buon livello di autonomia personale, al comportamento pur vivace ma sempre corretto (con le dovute eccezioni) ed all’entusiasmo con cui hanno risposto alle varie iniziative, va detto che gli alunni della II C Geo hanno compreso la particolarità del percorso che hanno affrontato, consapevoli di trovarsi al centro di un’esperienza di apprendimento diversa dal solito modo di fare scuola.
Il livello di coesione all’interno del gruppo classe, già buono, si è consolidato ulteriormente e si è rafforzato anche il rapporto con gli insegnanti che li hanno accompagnati.
La buona riuscita del percorso didattico è legata anche alle doti umane e professionali delle persone, che a Colleferro ci hanno accolto e accompagnato con disponibilità, competenza e totale dedizione del proprio tempo. Questa esperienza ci ha trasmesso valori importanti, come il forte senso dell’ospitalità ed il grande amore per la propria terra e le sue tradizioni.
A completamento della campagna scavi al castello di Piombinara (Colleferro), gli alunni della IIC GEO, guidati dal dott. Angelo Luttazzi e dalla paleontologa Rosaria Olevano, hanno visitato il Museo Archeologico del Territorio Toleriense di Colleferro.
Museo archeologico del territorio toleriense di Colleferro (RM) (31 Marzo 2008)
L’Antiquarium Comunale è stato inaugurato il 4 dicembre 1986.
Il progetto espositivo è il risultato di un lavoro di ricerca, di documentazione e di conservazione che hanno visto coinvolti per più di venti anni il volontariato (Gruppo Archeologico Toleriense) e gli organismi statali preposti alla tutela (Soprintendenza Archeologica per il Lazio).
Inteso come strumento di educazione permanente, l’Antiquarium prevede un itinerario diacronico ed una esposizione parallela di tutti, o quasi, gli argomenti della didattica archeologica e dei documenti e testimonianze riferibili all’archeologia e paleontologia del territorio Toleriense, fornendo gli elementi necessari per un apprendimento ed una conoscenza migliore delle tappe percorse dalla civiltà attraverso i secoli, sino alle soglie della fase industriale.
L’esposizione che in un primo tempo riguardava quasi esclusivamente materiali provenienti da raccolte di superficie, è stata via via arricchita attraverso la documentazioni di scavi svolti nel comprensorio, grazie all’intenso e proficuo rapporto stabilitosi con la Soprintendenza Archeologica per il Lazio.
Alla sezione di paleontologia è dedicata la prima sala. In questa è esposto il materiale rappresentato per la maggior parte dai resti dello scavo di Colle Pantanaccio e dalle ricognizioni effettuate nelle località di Quartaccio e Colle Quarticcioli.
Nell’attuale allestimento è possibile osservare un esempio delle faune che popolavano il territorio nel Pleistocene medio.
Ogni vetrina è dedicata ad un particolare animale; in quella adibita ai resti di Elephas antiquus sono esposti un bacino una falange e un frammento di molare.
Le altre vetrine sono dedicate una al Bos primigenius rappresentato dalla porzione terminale di un corno, una scapola, un metacarpale e alcune vertebre, e l’altra ad Equus sp. e a Cervus sp. identificati da un molare il primo e da un frammento di mandibola con due premolari e la parte prossimale di radio l’altro, da notare, inoltre, in questa un nocciolo intero di un frutto carnoso di pruno (Prunus cf. domestica L.), parzialmente mineralizzato.
Le testimonianze della più antica presenza umana, non inquadrate in una indagine sistematica, finalizzata alla ricerca dei siti preistorici del territorio, si riferiscono a gruppi di manufatti rinvenuti in ambiti culturali più recenti. Si tratta essenzialmente di strumenti litici del Paleolitico medio e superiore. All’orizzonte del Neolitico appartengono manufatti sia i pietra (selce ed ossidiana) che in ceramica provenienti da uno dei più importati giacimenti preistorici posti sul corso del fiume Sacco (La Selva/Colle Rampo). L’età del Bronzo documentata da una serie di frammenti di forme ceramiche relative a rinvenimenti sporadici ed in particolare ad uno “stazzo” del Bronzo medio, appartenente alla cultura appenninica. È poi conservato un cospicuo gruppo di reperti dell’orizzonte del Bronzo Finale e del Ferro, provenienti dallo scavo di un gruppo di capanne a pianta ellittica in località Coste Vicoi, ai margini dell’abitato moderno. Alla fase arcaica del territorio (VI sec. a.C.) sono da segnalare oggetti dell’abitato dei Muracci di Crepadosso (IV chilometro): si tratta di oggetti di uso domestico e numerosissimo materiale votivo rinvenuto in un area dell’insediamento dove si trovava un santuario dedicato ad una divinità femminile. La fervente attività edilizia, conseguenza della colonizzazione romano-latina documentata da materiali ceramici, epigrafici e metallici provenienti ed abitati del della zona e dalle numerosissime ville rustiche la cui vitalità accertata fino al periodo tardo imperiale. Un aspetto diverso dell’economia del territorio rappresentato dalle numerose manifatture di ceramiche e laterizi presenti nell’Antiquarium attraverso la documentazione di scarti di lavorazione e prodotti finiti. Per quanto riguarda il periodo tardoantico ed altomedievale, l’esposizione ospita oltre le recenti acquisizioni dei cimiteri paleocristiani di S. Ilario ad Bivium e Paliano, i corredi della necropoli di Casa Ripi (area industriale del 3C) e i materiali del recente scavo dell’abitato altomedievale di Colle Cirifalco sulla Via Casilina. Nella sezione medievale sono conservati, infine, i reperti rinvenuti nelle aree dei castelli del territorio, in particolare Colleferro e Piombinara (XII-XVIII secolo). Alle collezioni della sezione medievale si stanno aggiungendo, dal 1994, i reperti provenienti dallo scavo dell’abbazia di Rossilli, nel territorio del Comune di Gavignano.
2. Visita Colleferro (RM)
Colleferro, comune di circa 20.000 abitanti, sorge lungo il corso del fiume Sacco.
La storia di Colleferro ha radici antichissime: sono stati ritrovati in molte zone reperti che dimostrano l’insediamento umano di moltissimi anni manufatti di ceramica che risalgono all’età del bronzo medio e oggetti di uso domestico risalenti al periodo compreso tra la fine dell’età del bronzo e la fine dell’età del ferro; altri ritrovamenti dimostrano che questa città ha subito invasioni barbariche, mentre i castelli di Colleferro e Piombinara sono testimonianze del periodo medievale.
Centro agricolo e industriale con sede di industrie chimiche e tessili, meccaniche ed aerospaziali, Colleferro nasce ufficialmente nel 1935.
Santa Barbara, festeggiata il 4 dicembre, è la patrona di Colleferro.
Luoghi di interesse visitati: il centro storico, la Chiesa di S. Maria e il Castello di Piombinara.
a. Le caratteristiche dell’urbanistica di Colleferro
Colleferro nasce da una progettazione intenzionale: ne è un esempio l’urbanistica del primitivo insediamento, che mostra un piano preciso e tuttora verificabile, al contrario della parte “nuova”, cresciuta, dagli anni 49/50, nel totale spontaneismo edilizio.
Nel 1934, Riccardo Morandi progetta la Chiesa Parrocchiale per incarico dei senatore Parodi-Delfino, la sua prima opera architettonica non in collaborazione e uno dei primi significativi esempi di impiego integrale di pareti di calcestruzzo di modesto spessore e a faccia vista.
Accanto agli appartamenti sorsero gli edifici a carattere sociale, dallo Spaccio aziendale, alla farmacia, al cinematografo, al tempietto dedicato a Santa Barbara, al dormitorio, ai bagni pubblici, eccetera. Il villaggio si sviluppò di pari passo con gli stabilimenti e l’azienda continuò ancora per anni, anche dopo la costituzione del Comune, ad influenzare lo sviluppo e le sorti della città.
b. La Chiesa di S. Maria di Piombinara
La prima notizia della chiesa risale al XII secolo; in essa viene firmato un atto di permuta di beni tra il papa Eugenio III, esiliato a Segni dopo la rivoluzione repubblicana di Arnaldo da Brescia, ed Oddone Colonna il giorno 17 dicembre del 1151.
La chiesa di S.Maria è ancora i uso nel XVIII secolo, ne sono testimonianza le quattro visite pastotali compiute del vescovo di Segni Mons. Filippo Michele Ellis il 23 maggio 1710, il 29 maggio 1714, il 25 maggio 1718 e il 27 maggio 1724.
La troviamo in un documento con il nome di S. Maria delle Rose e poi con quello di S. Antonio Abate.
Proprio in riferimento a questo titolo nell’ambito della chiesa, nella ricorrenza di questo Santo veniva effettuata la tradizionale benedizione degli animali.
La chiesa fu abbattuta nel dopoguerra per consentire l’allargamento della Via Casilina.
Oggi è proprietà del Comune di Colleferro che nell’anno 1999 ha provveduto ad un intervento di restauro.
Della chiesa rimane il campanile a pianta quadrata, sormontato da un tetto cuspidato. Nella parte alta si aprono quattro monofore sormontate da archetti di tufo. La struttura muraria è in bozze irregolari di tufo ammorsati agli angoli da blocchetti squadrati, sempre dello stesso materiale.
c. Il Castello di Piombinara
La struttura, citata dalle fonti fin dal 1051, è collocata in posizione dominante rispetto alle principali vie di comunicazione che nel Medioevo congiungevano Roma con l’Italia meridionale.
Dall’altura su cui sorge il castrum, si potevano controllare agevolmente le vie Labicana, Latina e Prenestina, mentre il corso del fiume Sacco lambisce lo sperone tufaceo.
Il castello, divenuto possedimento della famiglia Conti all’inizio del XIII secolo, viene distrutto nel 1431 dalle truppe mercenarie di Giacomo Caldora, durante la fase finale dei conflitti tra i Conti stessi ed i Colonna.
Solo un decennio dopo il castello è definito dalle fonti “diroccato” mentre a partire del XVI secolo assume il carattere di tenuta agricola, quale resterà fino all’epoca moderna.
La cinta muraria, attribuita a Riccardo Conti (1208 e il 1219), segue l’affioramento tufaceo sottostante, è pressoché rettangolare ed ha le dimensioni di m 280 x 90.
Il sito conservava la torre del mastio fino al 1931, anno in cui venne distrutta
I resti attuali del Castello di Piombinara sono relativi soprattutto alla cinta muraria esterna (m 280 x 90).
Nell’estremità sud è conservata, invece, la parete terminale della struttura del palazzo. Altri resti, molto più circoscritti, sono presenti nel fianco nord-ovest, mentre solo alcuni ridotti tratti murari appaiono tra la vegetazione nel lato sud-ovest. Quasi del tutto scomparsi sono i resti pertinenti alle strutture interne del palazzo, alle due parti di accesso collocate alla mezzeria dei due lati corti, alla chiesa e ad un capeggio a pianta rettangolare, di cui non è possibile stabilire chiaramente natura e funzionalità, posto a nord del palazzo. Il palazzo doveva articolarsi intorno alla torre centrale.
3. Visita Arcinazzo (RM) (3 Aprile 2008)
Arcinazzo è pittorescamente disposto su un crinale del Monte delle Pienezze ed è un centro agricolo che ha tratto qualche beneficio dallo sviluppo turistico dei vicini Altipiani.
In passato fu chiamato Ponza d’Arcinazzo per via della famiglia Pontia che aveva dei possedimenti cospicui nella zona e, solo nel 1892, venne adottato come nome l’attuale Arcinazzo (da Arcinia, concubina dell’Imperatore Claudio, che qui aveva una sua villa).
Il paese vanta i ruderi di un Castello e il Campanile della chiesa costruito sui resti di una torre.
La larga conca degli Altipiani di Arcinazzo costituisce una base ottimale per chi è dedito allo sci nelle vicine località di Monte Livata, Campo Staffi e Campocatino.
Luoghi di interesse visitati: la villa di Traiano
a. Villa Romana di Traiano
Si trova nella località chiamata Altipiani di Arcinazzo, in prossimità della torre detta “Piè di Campo”, costruzione a pianta quadrata, voluta da Ildemondo, a guardia dell’antica Ponza.
La villa di Traiano è un complesso edilizio vastissimo e imponente risalente al primo o al secondo secolo d.C. costituito da terrazzamenti in opera incerta. I resti delle costruzioni romane si presentano oggi alla sinistra di chi percorre la strada S.S. 411 sublacense verso Fiuggi, proprio dove comincia la pianura degli Altipiani. L’insieme dell’opera si innalza a tre piani.
Nel primo si vedono costruzioni in parte sotterate; nel secondo piano si innalzano le costruzioni delle terme composte da vasche cilindriche; una porta d’ingresso con marmi lavorati sulle pareti; mosaici, colonne, capitelli e una lesena di ordine compositivo.
Inoltre sono stati trovati diversi canali di scolo e resti di tubature di piombo, tegole romane e marmi pregevolissimi.
Sul terzo piano doveva sorgere la villa vera e propria, ancora ricoperta dal terreno, dove con nuovi scavi, si spera di ricostruire la pianta originale e parte della vastissima costruzione.
Probabilmente su questo ultimo piano si estende una costruzione ovale del diametro di un centinaio di metri, che potrebbero essere un anfiteatro o un’ampia piscina. A trecento metri in linea d’aria, sorgono i resti di una cisterna coperta che serviva a soddisfare le esigenze di acqua gli abitanti della villa. Le costruzioni ricoperte con i ruderi trovati e gli “assaggi” già effettuati, occupano una estensione di circa 4 km, quadrati.
b. Museo Antiquarium
L’Antiquarium comunale “Villa di Traiano”, inaugurato nel 2004, nasce come strumento indispensabile alla lettura e la comprensione del grande complesso archeologico.
In esso è ospitata la collezione dei più significativi reperti rinvenuti nel corso delle campagne di scavo, allestiti in modo da esprimere al meglio la funzione didattica della raccolta.
La raccolta include elementi impiegati nelle strutture murarie della Villa.
3. Visita Piglio (3 Aprile 2008)
Piglio, la cui etimologia sembra derivare dal latino pila (spalto, muraglia di pietra), sorge sopra uno sperone del monte Scalambra ben delimitato da due canaloni laterali e chiuso in alto dal castello, che domina la strada proveniente da Anagni e da Paliano Serrone e diretta verso gli Altipiani di Arcinazzo.
La più antica menzione del castello pigliese risale al 1088 quando è elencato fra gli abitati soggetti alla giurisdizione episcopale di Anagni. Per tutto il Medioevo fu possedimento feudale della Chiesa anagnina ed in seguito, da una dinastia locale ed infine dei Colonna.
Nel 1215, San Francesco fondò a Piglio un convento minorita il quale, nel corso dello stesso secolo, ospitò il beato Andrea Conti, appartenente alla nota famiglia anagnina e parente di Bonifacio VIII. Fra il Trecento e il Quattrocento un umanista pigliese, Benedetto, scrisse un poema in lingua latina nel quale, per un centinaio di versi, descrive ed esalta il suo paesello natale.
Per la sua posizione strategica, Piglio, nel corso dei secoli, viene spesso coinvolto in fatti d’armi.
Le principali emergenze monumentali: Il Castello, la Collegiata dell’Assunta, la chiesa della Madonna delle Rose, il Convento di San Lorenzo dei frati minori conventuali.
Menzionare oggi Piglio significa ricordare il “Cesanese di Piglio” un vino celebre in Ciociaria e a Roma, diventato doc e ampiamente prodotto e commercializzato. Ogni anno si svolge una festa dell’uva, ove i prodotti della vite vengono celebrati in più modi.
4. Visita Abbazia di Montecassino (Fr) (4 aprile 2008)
L’ Abbazia benedettina, fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia, sui resti di un’antica torre e di un tempio romano, dedicato ad Apollo, è stata più volte distrutta, riedificata, modificata, nel corso dei secoli, ma ha mantenuto per centinaia di anni un’importanza grandissima nel territorio dell’Italia centro meridionale, e non solo. Nel XI secolo, l’abate Desiderio (futuro papa Vittorio III) favorisce la ricostruzione del complesso abbaziale ed arricchisce con pregevoli mosaici ed affreschi, la Chiesa.
Nel secolo XVII, Luca Giordano e Francesco Solimena le conferirono, con le modifiche da loro apportate, l’aspetto tipico del barocco napoletano. Nel 1944 l’abbazia subisce pesanti bombardamenti.
Fortunatamente, l’archivio ed i documenti bibliografici più famosi erano stati nel frattempo posti in salvo.
La ricostruzione, iniziata nel Dopoguerra, ha mirato a riportare Montecassino alle forme con le quali ci era giunto prima dei danni inferti durate la guerra.
Conclusioni
Il percorso proposto è risultato piacevole per i siti visitati ma anche fecondo per le conoscenze assimilate. Fruttifero l’incontro con gli archeologi Tiziano Cinti, Angelo Luttazzi e Rosaria Olevano.
Molto istruttiva si è rivelata la visita alla villa di Traiano di Arcinazzo Romano (RM).
Un’ulteriore osservazione riguarda la significatività di un’esperienza così integrata e interdisciplinare sul territorio. Grazie alle attività proposte ed alla metodologia attuata, abbiamo potuto esplorare a 360 gradi la realtà territoriale, nei suoi molteplici aspetti storici, geografici, naturalistici, artistici e culturali.
I ragazzi della II C GEO hanno potuto così comprendere e sperimentare sul campo l’interazione tra l’uomo e il proprio ambiente e le connessioni tra i diversi aspetti del sapere e della realtà molto meglio di quanto avrebbero potuto fare con un approccio teorico.
Appena accettabile, per la qualità del servizio, la sistemazione in ostello (“Club House”); buono, invece, il trattamento, riservatoci alla pizzeria-ristorante “La Roccia” di Gavignano; i coniugi Mattarelli (Gianluca ed Annalisa), aiutati dai familiari Elisabetta e dal simpaticissimo Mario, ci hanno dato il benvenuto all’interno di un ambiente accogliente e familiare, proponendoci piatti caserecci (abbondanti), tipici della tradizione gastronomica della Ciociaria; sono stati estremamente cortesi e pazienti, adattandosi ai nostri orari ed accogliendo tante nostre richieste.
Si sottolinea l’aspetto positivo di aver avuto un pullman a nostra completa disposizione per tutti gli spostamenti sul territorio. Abbiamo apprezzato inoltre la grande cortesia, la pazienza, la disponibilità, la puntualità, la sicurezza nella guida e la professionalità dell’autista.
Alla fine dei cinque giorni di visita, pur facendosi sentire la stanchezza per i ritmi intensi, dati alla visita, l’esperienza si è rivelata del tutto positiva, sia per l’aspetto didattico e formativo che per il suo approccio multidisciplinare; tante amicizie, coinvolgenti esperienze, belle soddisfazioni: l’avventura colleferrina non avrebbe potuto produrre un miglior bilancio.
Prof. Giuseppe Buonfiglio
Prof. ssa Carmen Longo