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Inclusione alunni DVA, BES, DSA, stranieri

 

Inclusione alunni DVA, BES, DSA, stranieri

 

E’ impegno primario della scuola quello di assicurare a tutti “il diritto all’istruzione e alla formazione” È necessario progettare e realizzare interventi mirati a prevenire la dispersione scolastica ed a favorire il successo formativo:

 . perché la “scuola dell’autonomia” è chiamata a svolgere un ruolo sempre più complesso non soltanto nel campo della didattica e dell’organizzazione interna ma anche nei rapporti che intesse con la comunità sociale e il territorio;

 

• perché la scuola deve promuovere contatti, collaborazioni ed assunzioni di responsabilità e svolgere, nell’ambito del progetto d’istituto, un’azione di coordinamento delle risorse e degli interventi;

 

• perché la scuola, considerando la “centralità” degli alunni, deve essere attenta ai loro reali bisogni educativi e formativi, consapevole del valore di un valido progetto educativo rivolto alla crescita della loro identità di genere, sociale e culturale e deve intendere le discipline come “campi di educazione e formazione”;

 

• perché la scuola deve migliorare la qualità dell’offerta formativa puntando sulla conoscenza delle reali esigenze dei ragazzi nell’ambito delle iniziative in tema di integrazione sociale, prevedendo attività volte allo sviluppo di tutti gli aspetti della personalità degli alunni della scuola con particolare riferimento a quelli diversamente abili/DSA/BES/stranieri e con disagio giovanile, nell’ottica della piena integrazione e della prevenzione e riduzione dell’insuccesso scolastico.

 

• perché la scuola deve assicurare “il diritto all’istruzione”, intervenendo con iniziative di recupero e di sostegno, di continuità e di orientamento scolastico e professionale al fine di promuovere le potenzialità di ciascuno e, quindi, di poter raggiungere il successo formativo.

 

Il raggiungimento di tali obiettivi richiede la seguente attivazione dei soggetti coinvolti:

 

 • l’operosità del Gruppo di lavoro a supporto della Funzione Strumentale dedicata alla dispersione, Prof.ssa Annunziata Giuseppina; • la collaborazione e l’attivazione dei Consigli di classe; • il rapporto con le famiglie; • il ricorso alle risorse umane impegnate in ambito educativo e sociale. Procedure operative: iniziative, azioni, attività di sostegno Il Gruppo di lavoro svolge un’azione coordinata e sinergica con i Consigli di classe; mette in atto le seguenti iniziative:

  • individua gli alunni non frequentanti di tutte le classi;
  • elabora schede di indagine conoscitiva;
  • individua insieme al Coordinatore della classe alunni in situazioni di disagio o di assenteismo diffuso e contatta la famiglia;
  • segue il percorso formativo degli alunni, adoperandosi ,se è richiesto, al cambiamento di indirizzo scolastico;
  • contatta i soggetti impegnati in ambito educativo e sociale.

Il Consiglio di classe collabora con il Gruppo di lavoro e segnalando gli alunni in situazione di svantaggio, dopo il lavoro di accoglienza. Per contribuire e concorrere alla prevenzione e alla riduzione della dispersione scolastica i docenti, consapevoli delle difficoltà di crescita e di socializzazione di alcuni alunni, delle insicurezze e delle ansietà, spesso non manifestate apertamente, convergono tutta la loro esperienza su di essi:

  •  applicano le strategie dell’ascolto e del dialogo;
  •  li mettono in condizione di “star bene” in classe con se e gli altri;
  •  favoriscono la crescita della propria autostima; 18
  •  promuovono la motivazione allo studio e la conoscenza delle proprie risorse personali;
  •  migliorano le metodologie di studio;
  •  mirano al riequilibrio della classe con interventi mirati di recupero da svolgere o durante le ore curriculari o extracurriculari;
  •  svolgono attività di orientamento e ri-orientamento per confermare o rivedere le scelte effettuate al termine della scuola media;
  •  avviano iniziative didattiche, se si verifica qualche richiesta di cambio di indirizzo, finalizzate all’acquisizione di una preparazione adeguata alla nuova scelte;
  • sostengono gli alunni degli ultimi anni nel processo di transizione scuola-lavoro e scuola università;
  • partecipano alle attività di ampliamento dell’offerta formativa, che prevede progetti finalizzati ad offrire ai giovani occasioni non solo curriculari, ma anche pomeridiani per la crescita umana e civile.

I docenti curano i rapporti con i genitori degli alunni delle rispettive classi e, qualora fosse necessario, il Coordinatore o un componente del Gruppo di lavoro informa il Dirigente scolastico. A tale proposito è fondamentale il Patto Educativo di Corresponsabilità (Allegato 12), che sancisce la necessaria collaborazione tra la scuola e la famiglia, prima comunità educativa

 

 LE ATTIVITA’ D’INCLUSIONE

 

 La presenza dei docenti di sostegno nella nostra scuola costituisce una realtà professionale decisamente non trascurabile sia per le dimensioni meramente numeriche che per la delicatezza dei compiti da essi svolti.

 

 1. L’attività di sostegno viene inserita in una pianificazione di lavoro comune dove la programmazione dei tempi, spazi, contenuti e metodi di intervento avviene con la partecipazione di tutti i docenti curricolari, con la collaborazione dell’equipe psico-pedagogica dell’A.S.L., con il consenso dei genitori, con la consultazione dei terapisti della riabilitazione e dei logopedisti. E‛ garantito un raccordo tra le scuole medie e l’Istituto, assicurando la continuità educativa degli alunni disabili, con incontri dopo il periodo delle preiscrizioni per favorire un loro armonico passaggio tra gli ordini di scuola.

 

2. Nei progetti stilati a favore dei soggetti diversamente abili viene privilegiata, in primo luogo, l’area socioaffettiva e relazionale al fine di garantire il conseguimento dell’integrazione nel gruppo classe, l’autonomia personale e sociale, la crescita psicologica ed intellettuale degli allievi. La vita scolastica, familiare e sociale richiede, infatti, quotidianamente l’esercizio e l’affinamento di varie competenze relazionali al fine di migliorare il rapporto della persona con l’ambiente che lo circonda. A tal proposito viene redatto per ogni ragazzo, in rapporto alle sue abilità e alle proprie necessità, un progetto “Autonomia” che, parte integrante del Piano Educativo Individualizzato (PEI), tende a rendere il discente capace di “vivere” attivamente nell’ambiente in cui opera. Viene, così, favorita la conoscenza degli spazi scolastici, dei laboratori, della palestra, della biblioteca; viene più volte effettuato il percorso casa-scuola al fine di migliorare l’orientamento e le abilità pedonali del ragazzo, vengono utilizzati i servizi della comunità (uffici, negozi, bar, mezzi pubblici), viene proposto l’uso corretto del denaro, del telefono, dell’orologio. Viene, quindi, elaborato un Piano Educativo Individualizzato organico, capace di raccordare gli obiettivi educativi al livello di maturazione posseduto, progetto che, in concreto, favorisce l’integrazione del ragazzo disabile nel “sociale”. L’integrazione diventa, così, un progetto di vivere come potenziamento di conoscenze ed è, al contempo, un riconoscimento ed una valorizzazione di identità spesso poco accettate. 

 

3. Si osserva, inoltre, che le nostre classi sono ormai caratterizzate da una crescente eterogeneità di bisogni, infatti sono sempre di più gli alunni che per qualche forma di difficoltà necessitano di una didattica individualizzata e ciò si verifica non solo per gli alunni disabili, ma anche per tutti quegli alunni che presentano “Bisogni educativi speciali. Il 6 marzo 2013 è stata pubblicata la C.M. n.8 relativa alle indicazioni operative sulla D.M.27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. I soggetti con Bes sono quegli alunni per i quali, pur in assenza di diagnosi o certificazione clinica (legge 104/92 e 170/10), vengono predisposti dei progetti educativi didattico personalizzati “PDP”, tra i quali, oltre a quelli con disabilità e con DSA, sono compresi anche gli studenti con disturbi evolutivi specifici e/o disturbi specifici di apprendimento, svantaggio culturale, sociale o linguistico, quindi una didattica individualizzata che risponda alle esigenze educative riscontrate. Il PDP, affianca la programmazione didattica della classe, ed è un mediatore, come per il PEI, per costruire e mantenere alleanze e gruppi di supporto tra soggetti diversi. Inoltre il PDP a differenza del PEI non modifica gli obiettivi, ma vengono diversificati solo gli strumenti, le metodologie e i tempi.

 

4. E’ stato ribadito più volte l’importanza e l’aiuto, per l’inclusione non solo degli alunni con disabilità ma anche per i Bes, della tecnologia informatica ICT (acronimo di Tic – tecnologia dell’informazione e della comunicazione): apparecchi digitali, programmi software e le telecomunicazioni, sono i pilastri della comunicazione, la base di riferimento per migliorare le accessibilità di base, es.: sintesi vocale, riconoscimento vocale, word-processor, mappe concettuali, lim, etc.

 

5. Le strategie didattiche, poi, mirano ad agevolare l’ingresso degli alunni nel mondo del lavoro. Oltre allo studio tradizionale delle varie discipline ed alla loro partecipazione alle attività integrative ed ai progetti previsti nel P.T.O.F., viene proposto un percorso semplificato con l’ausilio di personal computer e di programmi specializzati. L’organizzazione del lavoro viene strutturata essenzialmente in attività differenziate e semplificate all’interno del gruppo-classe dove viene garantita la partecipazione del ragazzo alla vita scolastica assumendo un atteggiamento gratificante e favorendo lo sviluppo di interazioni positive con i compagni. Negli ultimi anni di percorso, mediante accordi con altre agenzie formative e con l’ente locale, si definiranno le modalità individualmente più opportune per la formazione professionale degli allievi.

 

6. Una frase di V. Hugo:

 

chi apre le porte di una scuola

 chiude una prigione